Monture

Monture

Le cronache antiche ci tramandano che l’Istrice si è sempre presentato in Piazza con schiere di giovani ben fornite e ordinate. La più antica è quella di un anonimo fiorentino che, in un componimento in rime, descrive la “Caccia” del 1506 e precisa che gli uomini dell’Istrice entrarono in Piazza con un costume “partito di biancho da un chanto e di biancho e nero dall’altro”. Dopo quaranta anni, un altro cronista, il celebre Cecchino Cartajo, nel resoconto della “Caccia de’ Tori” del 15 agosto 1546, descrive nei particolari i costumi di ogni Contrada. “La macchina dell’Istrice […] pure accompagnata da’ suoi con abito molto onorato di dubletto pavonazzo e giallo in numero di settanta, con berrettini in testa del medesimo colore sotto il Capocaccia Pompeo d’Alessandro Piccinelli con veste di raso cremisi e staffieri ornatissimi. L’insegna loro era a listre bianca e nera con una croce rossa a traverso portata da Giulio Venturi con calze di velluto pavonazzo con trine e fodera di tela d’argento,sopra un vestito del medesimo,ornato di trine”.

Dobbiamo arrivare al Palio del 2 luglio 1717, corso in onore della Governatrice di Siena Beatrice Violante di Baviera, per sapere che “l’Istrice entrò in Piazza guidata dal suo Capitano Girolamo Straccali al comando di sessanta soldati e l’Insegna era a colori rosso, turchino, bianco e nero”.Per il Palio del 14 maggio 1767, in onore del Granduca Pietro Leopoldo e della sua consorte Maria Luisa Infanta di Spagna, l’Istrice si presentò con quaranta figuranti sotto il comando del Capitano Giuseppe Buoninsegni; il costume, dalla foggia militare tipica degli eserciti europei del periodo, era del tutto simile a quello delle altre Contrade, differenziandosi solo per i rispettivi colori. In un disegno acquerellato attribuito ad Agostino Provvedi vediamo che la veste dell’Istrice era blu con le mostre e i paramani rossi, la sottoveste rossa e i calzoni neri, il cappello nero con la coccarda distintiva, i galloni e le rifiniture argentate; il bianco appare solo nei merletti delle maniche, nel colletto della camicia e nelle calze, che peraltro erano bianche per tutte le Contrade.

È ancora Agostino Provvedi a fornirci la descrizione delle monture indossate dall’Istrice in occasione del Palio del 16 agosto 1786, corso alla presenza degli Arciduchi d’Austria: “Istrice: comparsa a piedi non fornita di carro; precedeva una banda di strumenti militari, quindi il capitano, gli ufficiali e i soldati vestiti all’uso della guardia Svizzera con abiti degli stessi colori della bandiera: bianco, rosso, celeste e nero, con l’effigie dell’Istrice in mezzo”.
Di questi costumi, definiti anche come alla foggia dei “Lanzichenecchi svizzeri della Guardia del Papa”, si conserva un esemplare (solo il giubbetto), il più antico fra quelli custoditi dalle Contrade.

Il rinnovo dei costumi del 1839, finanziato dal Comune, prevedeva che le Contrade presentassero costumi di “foggia alla Spagnola”, da collocarsi storicamente intorno al 1650, seguendo un cliché già predisposto e con un numero uguale di figuranti. L’Istrice, come testimonia l’incisione pubblicata da Antonio Hercolani nel 1845 su disegno di Flaminio Rossi, indossa una veste tutta azzurra ornata da ricami e merletti bianchi, le brache sono rosse e il cappello azzurro bordato di rosso; solo l’alfiere porta brache bianche, mentre il tamburino e il barberesco vestono un completo tutto bianco, ma di taglio decisamente diverso.

Per il Palio del 2 luglio 1845 l’Istrice realizzò dei costumi che si ispiravano alle uniformi dell’esercito sabaudo, dette per questo “alla Piemontese”, così descritte in un inventario del 1846: “7 vestiti della Contrada per la Comparsa del di 2 luglio cioè: Tre giubbe lunghe celesti per il Capitano, Tenente e Tamburo con bottoni d’argento con l’Istrice, pantaloni rossi, lucerne con pennacchio, spallacci ecc., 4 giubbine corte da ragazzi e pantaloni come sopra, berretti e caschetti ecc. il tutto di panno fino”.

Nel 1867, sempre per il Palio del 2 luglio, la Contrada mandò in Campo una comparsa che vestiva le monture dette “alla Prussiana”. Secondo la ricostruzione di Giuseppe Zazzeroni, prevedevano un corpetto azzurro con guarniture rosse, borchie, bottoni e spalline argentate per il Capitano e i Tenenti, l’alfiere e il tamburino portavano invece un corpetto nero, mentre tutti avevano pantaloni bianchi e un caschetto rosso con il chiodo tipico dell’esercito prussiano ornato da una coda in uso prevalente dalla cavalleria leggera.

Il rinnovo del 1878-79, coordinato dal Comune, decretò il deciso ritorno al Rinascimento quale periodo storico di riferimento. Le monture dell’Istrice furono realizzate su disegno di Socrate Rotellini con la supervisione del Prof. Alessandro Franchi.

Nel 1904 i costumi furono nuovamente rinnovati e l’Istrice ne affidò il progetto a Icilio Federigo Joni, che elaborò dei disegni nei quali i quattro colori, pur distribuiti su tutte le parti dei costumi, risultano espressi in percentuali pressoché uguali.

Quando nel 1928 si rese necessario un ulteriore rinnovo, l’Istrice ne affidò la progettazione al Prof. Arturo Viligiardi, e vide realizzati i costumi ai quali i contradaioli sono rimasti più affezionati. Il Viligiardi, infatti, ispirato da un dipinto del Pinturicchio, aveva rivoluzionato tutto l’impianto iconografico del passato, facendo del bianco il colore prevalente.

Il successivo rinnovo del 1955 non portò sostanziali modifiche ai costumi del 1928 e il Prof. Aldo Marzi, incaricato dalla Contrada, si dedicò in particolare ad arricchirne i particolari, lasciando inalterato l’impianto del Viligiardi.

Nel 1981 la Contrada affidò la progettazione al Prof. Donato Martelli, sostituì il disegno “a ondine” con quello “a monticini”, accentuando inoltre l’aspetto guerresco del Duce e dei Paggi al Duce. In quel corteo venne inserita per la prima volta la figura del Vessillifero Capopopolo, con l’incarico di portare l’insegna dell’arte o mestiere caratteristica per ogni Contrada, per l’Istrice l’arte dei Fabbri.

Risale all’anno 2000 l’ultimo rinnovo dei costumi, realizzati su disegni di Rita Petti, che ha preso a modello ispiratore tutta la iconografia del Pinturicchio.

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