Masgalani

Masgalani

Fin dalla fine del Quattrocento i popoli delle contrade erano chiamati a partecipare a tornei e giostre di vario tipo organizzati per lo più in occasione della presenza in città di regnanti o persone illustri legate alla politica dell’epoca ma anche in concomitanza all’antico e tradizionale Palio alla lunga disputato in agosto in onore della Madonna Assunta. Le più famose, tramandate da una nutrita documentazione, sono le “Cacce ai tori” e le ”Bufalate”. Per l’occasione le Contrade riunivano le loro ”schiere” di rappresentanti intorno ad una “macchina” raffigurante il loro emblema che avrebbe sfilato in Piazza in gran pompa. E’ rimasta celebre la “Caccia dé Tori” del 15 agosto 1546, narrata nei particolari dal cronista Cecchino Chartaio. Dalla fine del ‘500 e per tutto il secolo successivo queste rappresentazioni ebbero un notevole impulso e fra le contrade sorse una naturale competività: le scenografie si fecero sempre più complesse e fastose con rappresentazioni allegoriche a soggetto mitologico. L’intento era di “far meglio figurare” la propria comparsa rispetto alle altre di fronte ai “Giudici della Festa” e guadagnare così il premio per la “migliore inventione”, cioè per la migliore rappresentazione scenica ed eleganza di costumi, frutto delle capacità e della fantasia dei contradaioli. Il premio ambito era il “masgalano”, parola di origine spagnola ed in uso dalla fine del Cinquecento, derivante dalla fusione dell’avverbio “mas”(più) e l’aggettivo “galano”(elegante). Il Masgalano consisteva solitamente in un bacile, piatto o vassoio, detto anche” guantiera”, in argento decorato a sbalzo e cesello con immagini ispirate alla mitologia o a scene bucoliche con decorazioni floreali. Gli esemplari di masgalani più antichi che ci sono pervenuti sono tutti databili fra la seconda metà del Seicento e i primi del Settecento: quattro di questi sono conservati nel Museo della Contrada della Torre e due nella Contrada della Tartuca. Alcuni documenti attesterebbero che l’ultimo Masgalano sia stato assegnato nel 1718.
Nel tempo, ed in particolare fra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento la dignitosa compostezza, quasi militaresca, del Corteo in Piazza, si trasformò in una eccessiva disinvoltura del comportamento delle Comparse che abitualmente si fermavano a parlare con il pubblico e in alcuni casi a bere un bicchiere di vino offerto dai palchi, comodamente appoggiati alle transenne durante i momenti di sosta (questi fatti sono documentati). Ciò avveniva a grave discapito della rappresentazione scenica del Corteo e dell’immagine pubblica che le Contrade e la Città davano di sé. Il Magistrato delle Contrade si adoperò molto per moderare questa diffusa indisciplina con risultati apprezzabili. Nel secondo dopoguerra, grazie all’iniziativa del Comitato Amici del Palio, costituitosi nel 1947, fu ripristinata l’usanza del “Masgalano”. Nella riunione del Comitato del 15 luglio 1950, svoltasi proprio nella Sede della Contrada dell’Istrice, fu stabilito di consegnare un premio alla migliore comparsa per l’imminente Palio di agosto. Il Masgalano di quell’anno, offerto dal Comitato Amici del Palio, consistente, come da tradizione, in un bacile in argento sbalzato, cesellato e inciso, realizzato da una bottega orafa fiorentina su disegno di Aldo Marzi fu vinto proprio dalla Contrada dell’Istrice che, quindi, possiede il primo Masgalano reintrodotto dopo la sua sospensione del ‘700. La nostra Contrada ha poi vinto i Masgalani del 1997, del 1999, del 2003, del 2011, del 2016, del 2018 e del 2019. La naturale compostezza, la dignità e la fierezza del Corteo storico che oggi possiamo apprezzare, unito all’abilità del tamburino e degli alfieri, è il frutto del lavoro degli economi delle contrade e delle scuole di alfieri e tamburini che, con costanti allenamenti, insegnano alle giovani generazioni le due arti.

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