Sede storica
La Sede storica e museale della Contrada occupa una parte dell’antico palazzo dei Bellanti, passato poi di proprietà Chigi. Al suo ingresso le pareti sono ornate da due antichi drappelloni e da uno stendardo processionale, oltre a quadretti riproducenti antiche monture, stemmi e altri soggetti legati alla storia della Contrada. In alto sono collocate due tele di scuola fiorentina del XVII secolo esprimenti “San Carlo Borromeo” e “San Cristoforo”.
Dall’ingresso si accede direttamente alla Sala delle Vittorie, dove si svolgono le Assemblee Generali; qui sono esposti i drappelloni delle Vittorie più recenti e, nelle vetrine, gli ultimi costumi rinnovati nel 2000; nella parete destra, il grande affresco di Arturo Viligiardi del 1932 raffigura l’emblema dell’Istrice.
Nella sala attigua sono appesi alcuni drappelloni e un prezioso velo omerale della fine del ‘500; in una vetrina sono esposti oggetti legati alla Contrada e al Palio dal XVIII al XX secolo ed una raccolta di monete senesi (XII-XVI sec.) e medaglie (XIX e XX sec.); ad una parete una tela con “Gesù Crocifisso” del XVI secolo (copia dal Cigoli o dal Van Dyk). Nella sala adiacente, composta da due ambienti, sono esposti i drappelloni più antichi vinti dalla Contrada, fra i quali quello del 2 luglio 1766, il più antico conservato; qui possiamo ammirare un affresco esprimente il “Cristo Benedicente”, ritenuto il più antico esistente in Siena, databile ai primi del XIII secolo e originariamente posto in una lunetta nella parete esterna della chiesa, oltre ad un dipinto a tempera su tela centinata raffigurante la Madonna in trono con il Bambino tra i Santi Vincenzo e Anastasio” e nella lunetta superiore il Padre Eterno e quattro serafini (attribuito ad Andrea di Niccolò, XV sec.). Vi sono poi due piccole tele, “La Passione di Gesù nell’orto del Getsemani” e “La Flagellazione di Gesù”, ambedue riconducibili all’area di Francesco Trevisani (1656-1746). Una lunga vetrina accoglie, da una parte, candelieri, reliquiari, cartegloria ed altri arredi liturgici, e dall’altra gli antichi ferri della struttura in legno della porta di Camollia, andata distrutta. Al di sopra, due grandi stemmi in legno delle famiglie dei Medici e dei Lorena che ornavano la lunetta dell’antico portone di Camollia (inizi XVII sec.). Accanto all’abside romanico è posta una tela con il “Martirio di San Bartolomeo”, copia antica dal Casolani (XVI sec.).
Tornando all’ingresso, da una scala si raggiunge un ballatoio in cui sono conservate alcune armi antiche (dal XVI al XIX sec.) e un affresco a lunetta raffigurante la “Madonna col Bambino fra i Santi Vincenzo e Anastasio” di scuola senese del XVI secolo, in origine collocata nella parete esterna della chiesa. In una vetrina sono esposti alcuni stemmi delle Contrade dipinti a tempera su tela, pubblicati da G. M. Torrenti nel 1717. Da qui si accede ad una saletta dove è esposta una importante collezione di ceramiche e maioliche senesi, che coprono un arco temporale dal XIV al XX secolo.
Dall’ingresso una scala conduce al piano inferiore, composto da tre ambienti. Nel primo sono esposte alcune vecchie monture della Contrada, fra cui un giubbetto del 1786, il pezzo più antico fra quelli conservati da tutte le Contrade; inoltre, parti delle monture del 1839, del 1867, del 1879, del 1904, del 1928, del 1955 e del 1981. Nella seconda sala sono esposti alcuni drappelloni ed una grande tela di scuola napoletana del XVII secolo esprimente il “Martirio di San Bartolomeo”, una tela con “Sant’Anna” ed una “Madonna Immacolata”, ambedue di scuola senese del XVII secolo. Sulla parete destra è stata riportata alla luce una grande cisterna, tutta in mattoni, larga circa 4 metri e profonda 12, che anticamente doveva rifornire di acqua tutto il palazzo; in una vetrina sono esposti reperti in ceramica, in vetro ed in metallo, databili tra XIII e XVII secolo, rinvenuti durante lo scavo di quattro pozzi di butto presenti nell’area. L’ultima sala è dedicata ai cimeli delle Vittorie della Contrada: i giubbetti, i nerbi e gli zucchini dei fantini vittoriosi, ma anche spennacchiere e altri oggetti di artigianato contradaiolo; alle pareti, i quadretti celebrativi delle Vittorie del XIX e XX secolo; al centro della sala, in un grande tavolo tondo è esposto il disegno preparatorio di Arturo Viligiardi per l’affresco della Sala delle Vittorie. Qui sono conservati anche i Masgalani e i Minimasgalani vinti dalla Contrada, nonché alcune opere di artisti contemporanei, quali Sughi, Treccani, Cagli, Vespignani, Sho Chiba, Decca, Dine, Mitoraj e altri.