Nel Campo

Nel Campo

Siena si è sempre distinta nelle città italiane per una vita, ed una energia divenute – pur troppo! – eccezionali in secoli di calcolo e di sconforto. Le sventure tute riversaronsi su questa patria di grandi uomini e di grandi idee: peste, tremuoti, guerre, tradimenti; ma da tante ruine Siena usciva strema di abitatori, di potenza, di ricchezze, non di cuore e di mente; sì che per essa divvener sacre le reliquie della sua antica grandezza. Seduta in vetta al suo monte, ella mostra con nobile orgoglio i tempj, i plagi, i monumenti tutti del suo passato, e le antiche costumanza, che nelle sue mura mantengono quella vita gaja, energica che rallegrava altra volta le città tutte d’Italia.

Antonio Hercolani, 15 aprile 1847, Storia e costumi delle Contrade di Siena

La parola palio deriva dal latino pallium, drappo di forma rettangolare offerto in onore dei santi patroni o come simbolo di vittoria e premio di corse e tornei. Con il tempo, la corsa stessa assunse la denominazione “palio”. Nel XIII sec. corse di cavalli con palii in premio si tenevano in molte città d’Italia, tra le quali Siena.

La festa in onore di Maria Vergine Assunta di metà agosto, regina e patrona di Siena e del Suo Stato, rappresentava un’esplosione di bandiere, addobbi, musici, giullari e giochi. Siena apriva le proprie porte ricevendo l’omaggio dei signori, delle terre e dei castelli ad essa alleate. La festa, celebrazione della grandezza della città, da un lato aveva il suo culmine religioso nella cerimonia dell’offerta dei ceri in Cattedrale, quale atto di devozione assoluta alla Madonna, mentre dall’altro vedeva il Comune occuparsi dell’organizzazione della festa profana. Era in tale occasione che venivano disputati i primi palii corsi da nobili e notabili. In particolare veniva corso il palio alla lunga, con cavalli scossi che partivano dalla Chiesa del Santuccio e arrivavano in Piazza Duomo, disputato per quasi cinque secoli sino al 1861, anno della sua soppressione.

Il popolo, invece, diviso su base territoriale (Terzo di Città, Camollia e San Martino) si cimentava in giochi più crudi, quali le pugne, delle lotte corpo a corpo tra schiere avverse di persone.

Proprio all’interno di questa ripartizione territoriale presero vita le Contrade, dapprima quali circoscrizioni territoriali e amministrative e, dopo, persa ogni connotazione politica a seguito della caduta della Repubblica, quale espressione di aggregazione ludica e socio assistenziale. L’evoluzione del palio è paritetica a quella delle Contrade.

In effetti, proprio con il suo declino politico la città seppe trasformare la celebrazione della propria grandezza nella rievocazione della propria storia ed il palio, in particolare, trasformandosi in tradizione popolare, divenne espressione di tale rievocazione.

Fra le tante varianti quello che a Siena ebbe maggiore fortuna fu quello corso con i cavalli nella Piazza del Campo detto alla “tonda” per distinguerlo dall’altro sopra citato. Questo palio, verso il quale dimostrarono interesse anche le Contrade, è ormai tradizione non più tramontata dal 1656.

In quell’anno, secondo alcuni cronisti, i Signori Soprintendenti a la Festa della Visitazione di Maria Vergine in Provenzano decisero di introdurre la corsa con i cavalli quale festeggiamento per il miracolo lì avvenuto. Si narra, infatti, che un soldato spagnolo fosse rimasto ucciso dallo scoppio del proprio archibugio mentre si accingeva a sparare, ubriaco, all’immagine della Madonna del Fosso, venerata presso Provenzano. In onore della stessa, fu fatto dipingere nel Palio (palliuum) l’immagine della Madonna di Provenzano. Sacro e profano si erano uniti. Lo spettacolo piacque al punto che tre anni dopo, nel 1659, la manifestazione acquistò carattere stabile e venne organizzata dal Magistrato della Biccherna, vide la partecipazione delle Contrade e da allora fu celebrata ogni 2 luglio. Quella corsa fu vinta proprio dalla Contrada dell’Istrice.

Circa cinquanta anni dopo, nel 1701, la Contrada dell’Oca prese l’iniziativa di far correre il Palio in occasione della sagra della città del 16 agosto, il giorno seguente della corsa del palio alla lunga poi scomparsa.

L’iniziativa intrapresa dall’Oca fu seguita da altre Contrade e da privati che per circa un secolo finanziarono la corsa del 16 agosto. Verso la fine del ‘700 acquisì stabilità e fu organizzata, al pari di quella del 2 luglio, dall’Autorità Municipale. Anche l’Istrice finanziò una di queste corse: il palio del 16 agosto del 1772.

Come anticipato, l’Istrice vinse nel 1659 la sua prima corsa nella piazza del Campo, la prima tra l’altro riconosciuta ufficialmente dalle istituzioni cittadine dell’epoca.

Prima dei palii con i cavalli l’Istrice risulta aver vinto una corsa con le bufale nel 1648.

Da allora, il popolo di Camollia ha trepidato, lottato, sofferto e gioito per questa festa che coinvolge l’intera città per quattro giorni. Il rituale, sia a luglio che ad agosto, prevede nel primo giorno la “tratta dei cavalli”, ovvero la scelta di dieci barberi – a seguito di prove chiamate batterie – che verranno assegnati, con estrazione, alle Contrade che disputeranno la corsa. Assegnato il cavallo, per quattro giorni vengono effettuate le prove, una alla mattina ed una alla sera. I rioni di ogni contrada fremono nei preparativi in vista della corsa, ogni sera si susseguono cene, si parla della corsa e delle altre contrade, si canta, si discute dell’evolversi delle prove e dei pronostici sul palio, si lucidano le monture per farle risplendere il giorno della corsa nella passeggiata storica.

Vestire le monture di un tempo e rappresentare la propria Contrada è un onore che non a tutti tocca ed i ragazzi si allenano a lungo al fine di poter essere i migliori alfieri o tamburini. Il giorno del Palio, sacro e profano si uniscono nella richiesta alla Madonna della vittoria ed è alla stessa che i vincitori con il “te deum” cantano il proprio ringraziamento.

La rievocazione non è finzione ma è pura espressione di vita. Siena nei giorni di Palio torna alla sua vecchia grandezza. La passione di tante persone, che fanno Contrada tutto l’anno creando divertimento, mutua assistenza nonché tramandando rituali e tradizioni, trova il suo epilogo nella più grande espressione di passione popolare mai esistita.

L’Istrice nella lunga storia del Palio ha vinto 42 volte. La Contrada ha vissuto momenti esaltanti e momenti meno felici ma la schiera di “Camullia” fiera della propria storia e delle proprie origini, ogni anno è pronta a scendere in Piazza per celebrare la grandezza di Siena e conquistare un altro successo, da aggiungere ai tanti conservati nel proprio museo.

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